mercoledì 22 gennaio 2014

SENSAZIONI

Lento il passare del tempo,
Vibrazioni interiori mi avvolgono,
Impossibile non percepire.
Illusioni, solo illusioni ...

Lento il loro nascere,
rapida la loro scomparsa,
Palpebre, oh dolci culle,
e crude tombe ...

Irridente e' la mia immagine,
la sua celebrazione.
Niente e reale.

H.D.

domenica 27 febbraio 2011

Accetta il Consiglio

Il testo di Accetta il consiglio presente nel film The Big Kahuna è a sua volta ispirato ad un articolo del Chicago Tribune pubblicato nel 1997 da Mary Schmich conosciuto come Wear Sunscreen o Sunscreen Speech, che nella sua versione inglese era già stato messo in musica da Baz Luhrmann con la voce di Lee Perry. In Italia il brano è stato modificato e riadattato dal filosofo Manlio Sgalambro che lo ha cantato durante i concerti di Franco Battiato:

Vi voglio rifilare un paio di buoni consigli.
Godete del potere e della bellezza della vostra gioventù senza pensarci.
Oppure pensateci (tanto è lo stesso).
Se ci pensate troppo scompaiono subito.
Bellezza e gioventù le capirete solo una volta appassite,
Dicono i saggi. Ma non vi illudete troppo.
Tra vent’anni guarderete le vostre vecchie foto come dei santini:
le adorerete in ginocchio.
Quante possibilità avevate e che aspetto magnifico,
Non eravate per niente grassi come vi sembrava.
Niente pancie. Ma questo è il consiglio:
la pancia non esclude l’erotismo.
Guardate Socrate: pancione e grande amatore.
Non preoccupatevi del futuro,
oppure preoccupatevene, fate voi.
Fate una cosa quando siete spaventati. Cantate.
Il canto è esistenza.
Non siate crudeli oppure siatelo ma solo un pochino.
Lavatevi bene i denti! Pulite, strigliate il vostro corpo...
Non perdete tempo con l’invidia...
I Greci però l’apprezzavano
e la attribuivano anche agli Dei: tenetene conto.
Guardate con terrore la ragazza accanto:
un giorno potrebbe essere vostra moglie.
E voi ragazze guardate con orrore
quel giovanottone che siede accanto a voi:
un giorno potrebbe essere vostro marito!
Ricordate tutti i complimenti che ricevete.
Scordate gli insulti ma non tutti.
Conservate quello che vi è piaciuto di più.
Conservate le vecchie lettere d’amore. Che ridere!
Non sentitevi in colpa se non sapete cosa fare della vostra vita.
Le persone più interessanti che conosco,
a ventidue anni non sapevano che fare della propria.
Ma anche dopo.
Forse vi sposerete, forse no.
Ma se non vi sposerete non potete divorziare: pensateci.
Godetevi il vostro corpo, usatelo in tutti i modi che desiderate.
Si, anche in quello...
Ballate!
Anche se il solo posto che avete per farlo
è il soggiorno di casa vostra.
Leggete "Così parlò Zarathustra"
ma tappategli prima la bocca.
Anche lui dà consigli. O lui o me.
Leggete ogni genere di istruzioni ma non eseguitele.
Fatelo con i medicinali: prima buttate le istruzioni,
poi i medicinali.
Cercate di conoscere bene i vostri genitori.
Non potete sapere quando se ne andranno... (finalmente!)
Datevi da fare per colmare le distanze geografiche
e gli stili di vita.
Vivete a Milano ma lasciatela prima che vi indurisca.
Vivete a Los Angeles
ma lasciatela prima che vi rammollisca.
Siate cauti nell’accettare consigli,
e pazienti con chi li dispensa.
Accettate quest’ultimo consiglio:
non accettate mai consigli.

La musica e stanca

In quest'epoca di bassa fedeltà e altissimo volume

il rumore allucinante delle radio non ci molla mai;

e quanti cantanti musicisti arrabbiati

che farebbero meglio a smettere di fumare.

Brutta produzione altissimo consumo,

la musica è stanca, non ce la fa più,

e quante cantanti di bella presenza

che starebbero meglio a fare compagnia.

Disco, disco. Telegatti.

(I'll never fall in love again.

Come with me

at the end of the rainbow).

Portami via da questo mondo assurdo

dalle illusioni e dai percorsi ereditari.

Portami dentro un alveare

o nei bachi da seta e via da questo popolo

e via dal mio vicino che attacca sempre il giradischi.

In quest'epoca di scarsa intelligenza ed alta involuzione

qualche scemo crede ancora che veniamo dalle scimmie

e il sole soltanto una palla di fuoco

e non si sono accorti che è una forma di una tappa di energia.

Adamo colse della frutta dall'albero della conoscenza

poi l'ultima mela cadde sulla testa

procurando un ematoma a Newton.


Franco Battiato, "Orizzonti Perduti" - 1983

L'Amore

"Si racconta che una volta, tanto tempo fa, tutti i sentimenti, le qualita' e i difetti dell'uomo si riunirono. Dopo che la Noia aveva sbadigliato per l'ennesima volta la Pazzia propose di andare a giocare a nascondino.La curiosita' chiese: -A nascondino? Come si fa? - E' un gioco, spiego' la Follia, io mi copro gli occhi e incomincio a contare fino a un milione. Voi intanto Vi nascondete e quando non c'e' piu' nessuno in giro e io ho finito di contare, il primo di Voi che trovo rimane al mio posto a fare la guardia per continuare il gioco. L'Entusiasmo ballo' seguito dall' Euforia, dall'Allegria e fece tanti salti che fini' per convincere il Dubbio e l'Apatia, la quale non aveva mai voglia di fare nulla. Ma non tutti vollero partecipare... la Verita' preferi' non nascondersi; la superbia disse che era un gioco molto sciocco e la Codardia preferi' non rischiare.- Uno, due, tre... -incomincio' a contare la Follia. La prima a nascondersi fu la Pigrizia, che si nascose dietro la prima pietra del cammino. La Fede sali' in cielo e la Invidia si nascose dietro l' ombra del Trionfo che era riuscito a salire in cima all' albero piu' alto. La Generosita' invece non riusciva a nascondersi, ogni posto che trovava lo lasciava ai suoi amici. Un lago cristallino? Ideale per la Bellezza, Un cespuglio? Perfetto per la Timidezza, Un soffio di vento? Giusto per la Liberta'. Finche'la Generosita' decise di nascondersi dietro un raggio di sole. L'Egoismo invece si prese subito il posto migliore e superconfortevole, tutto per lui. La Bugia si nascose... veramente non si sa dove, la Passione e il Desiderio si nascosero nel centro di un vulcano. La Dimenticanza... non ce lo ricordiamo ! Quando la Follia arrivo' a contare fino a 999.999, l' Amore ancora non aveva trovato un luogo per nascondersi, perche' erano tutti occupati. Alla fine vide un roseto e decise di nascondersi li', fra le bellissime rose.- Un milione!!!- disse la Follia che inizio' a cercare. La prima a farsi scoprire fu la Pigrizia. Poi la Fede, poi la Passione e il Desiderio, che aveva sentito vibrare dentro il vulcano. Trovo' poi l'Invidia che si era nascosta dove stava il trionfo. Camminando, vicino al lago trovo' la Bellezza; poi il Dubbio, il quale non aveva ancora deciso dove nascondersi.Eppoi uno dopo l'altro incontro' tutti gli altri, tranne l' Amore. La Follia inizio' a cercarlo dietro a ogni albero, sotto il ruscello, in cima alla montagna... e quando fu al punto di darsi per vinta, vide il roseto e inizio' a muovere i rami, quando allo improvviso si senti' un doloroso grido. Le spine avevano ferito negli occhi l'Amore! La Follia non seppe cosa fare e come chiedergli scusa. Pianse, prego', imploro' e chiese perdono. Da allora, da quando per la prima volta sulla terra si gioco' a nascondino: l'Amore fu cieco e la Follia non lo lascio' mai piu".

sabato 18 dicembre 2010

Rruga e katert.

Ftohte. Ndiej mbi lekure eren e acarte qe fryn. Muskujt e mpire te duarve tentojne te hapin deren. Nje banese e thjeshte. Gjithcka vecse mikpritese, por, aty gjendet vatra e nxehte. I kontraktuar kerkoj celesat qe nuk jane. Atehere rrotullohem rreth saj per ndonje shenje, ndonje ndihme, por ajo nuk ofron asgje. Dritare nuk ka, porte tjeter nuk ka. Mbyll syte per nje cast per te menduar... nje afsh i ngrohte vjen rreth zemres. Ngrej qepallat ne shpresen t'u zgjuar nga ai cast deliri, por delirante nuk ishte gje tjeter vecse kjo shprese, une aty jam. Eshte nje dhomez e vogel, e ngushte, e ulet. Drita e dobet duket te ushqeje ate ngrohtesi qe ndjej. Nje ngrohtesi qe me nxjerr nga ajo gjendje anestetike qe me kishte mbuluar. Megjithate, ajo ngrohtesi e vaket qe me shkriu zemren e trupin me nuk me mjaftonte. I ftohti gjendej akoma brenda. Tentoj te gjej rrugen per dhomen tjeter. Duhet te jete edhe nje dhome tjeter. Patjeter. Ndjej nje nxehtesi me te forte qe me rreh fytyren teksa e mbeshtes ne te plasurat e deres perballe. Mundohem te vjedh nepermjet tyre ndonje detaj, dike qe mund te me vije ne ndihme, por jo. Nuk mundem. Nuk mundem me te kerkoj as per ndonje celes, sepse e ndjej qe tashme e kam, ne xhep. Por, si mund te hap nje porte pa brave? Mundohem te gjej ndonje rrugedalje. Ndonje "shteg". Si munda te perfundoj aty? Afshi qe me mbuloi me pare me largoi nga te menduarit mbi mberritjen. Nje iluzion? Perse ndjeva zemren te me ngrohej? Ndersa vazhdoj veten ta pyes, krejt papritur verej qe gjendem ne nje dhome tjeter. Me e larte, me e madhe, me shume ndricim. Ndihem me i rehatuar, ngrica me largohet me tej akoma. Ky i nxehte nuk me rrethon. Vjen nga nje burim i qarte, muri perballe. Kthej kryet dhe kuptoj te ndodhem aty ku deshiroja te isha pak caste me pare. Njoh te plasurat e deres mbrapa meje. Cfare po ndodh? I rikthehem murit - burim nxehtesie. Ne te tani dalloj nje harte te vogel. Nje miniature te nje planimetrie. Planimetrine e kujt? Permban kater dhoma. Nje te vogel me dy dyer, nje me nje dere qe hapet nga e para, nje tjeter pa asnje te tille qe ndodhet pas kesaj te fundit dhe nje tjeter, me te madhen ne dukje, e cila nuk ka porte hyrese por qe hap tre porta. Nuk kam idene me te vogel se ku ndodhem e megjithate deshiroj te gjendem tek e katerta dhome. I ftohti akoma mbizoteron tek une dhe mendoj se as dhoma e trete do te munde te me ngrohe sic dua. Mundohem kesaj here te mos bej asgje, mbase dicka do te ndodhe me mua si me pare... asgje. Asgje. Ulem perdhe dhe ndjej dicka ne xhepin e pasem. Nje liberth. E shfletoj por faqet... jane te bardha. E hap ne fund dhe ne te gjej te shkruar dicka. Nje shkronje vetme: W. Nje ide me kalon rishtaz ne mendje. A thua.. Ngrej koken, jam prape jashte, ne ate te ftohte qe u mundova ta mbysja perpara se te me mbyste. Ngrihem me kembe por ndjej, kuptoj te jem ndryshe. Kesaj here nuk dua te hap ate dere. Perseri ben ftohte, por e di rrugen e ngrohjes. Eshte vete ajo rruge qe duhet te largoje te ftohtin nga mua. Eshte AJO rruge...

martedì 13 aprile 2010

Lettera sulla scimmia


Il disegno intelligente non è abbastanza intelligente, la scienza è una meravigliosa avventura ma non è lei che decide le nostre scelte culturali e metafisiche. Ci scrive PP, co-autore del libro che agita i neodarwinisti.
Al direttore - L’editoriale della prima pagina del Foglio del 9 aprile così conclude, penso in parte come una boutade e una provocazione: “Sarà la rivincita del disegno intelligente? Si può dire per certo che non è tra le vittime”. Pur esprimendo sincera gratitudine per le molte cortesie riservate dal Foglio al mio co-autore, Jerry Fodor, e a me, vorrei ribattere con una contro-boutade. Sì, anch’esso è una vittima, perché dubitiamo che ci sia in natura un qualsiasi disegno e anche se ci fosse non sarebbe molto intelligente. Gli esseri viventi abbondano di pasticci poco eleganti, come i geni per lo sviluppo dell’occhio nei ricci di mare, che occhi non hanno e, sempre nei ricci di mare, geni per la fabbricazione di anticorpi, anch’essi assenti in quella specie.
Molti altri sono gli esempi di geni presenti, ma inespressi, di organi inutili e di percorsi anatomici assai tortuosi, in molte specie. Questi dati di fatto fanno vittima la selezione naturale, ma anche l’idea di un disegno intelligente. Nel nostro libro (“Gli errori di Darwin”, Feltrinelli) sottolineiamo anche esempi di soluzioni perfette in biologia, dovute alle leggi della fisica, della chimica, dell’auto-organizzazione e altri principi di base che ancora ci sfuggono. Queste perfezioni si accompagnano a quegli sgorbi di natura. Così è la vita sulla terra e così, per ora almeno, dobbiamo pensarla.
Questa perenne compresenza di tratti e di tendenze tra loro contraddittori mi portano a un commento su un tema che è emerso nelle recensioni al nostro libro e nei blog relativi, sia in Italia che nel mondo anglosassone. Il tema, che nel libro non trattiamo, è l’appartenenza della nostra specie al resto del mondo animale, di contro all’unicità dell’essere umano. I neo-darwinisti, per loro vocazione, enfatizzano la continuità tra l’uomo e le bestie e ne traggono infelici “lezioni” sui comportamenti umani, l’estetica, la morale e la religione. Certo, condividiamo moltissimi geni con molte altre specie, giù giù fino al moscerino della frutta e al riccio di mare. Per non parlare, che so io, del coniglio, della tigre, della balena e dei tanto studiati scimpanzé e gorilla. Se è per questo, abbiamo in comune con i sassi e le nuvole e quant’altro esiste gli atomi tratti dal repertorio universale dei 92 elementi chimici.
Ma siamo anche diversi da tutto ciò, molto diversi. Il nostro giudizio su questa profonda ambivalenza, le “lezioni” da trarre da queste opposte considerazioni sono nostri, e tutt’altro che ovvi. La biologia ci dà segnali opposti e non si può sperare di essere esentati dal fare una scelta culturale, metafisica, morale, estetica, atea o religiosa. La scelta è nostra ed è ardua. Sta a noi decidere, magari diversamente da un secolo all’altro, diversamente da una cultura all’altra, da un’ideologia all’altra, se e quanto apparteniamo al resto della natura o invece da essa ci distacchiamo. La scienza è una meravigliosa avventura, sempre in movimento, sempre rinnovantesi, ma non dobbiamo sperare che le sue scoperte e le sue teorie decidano in vece nostra su questo importantissimo dilemma. Grazie per l’attenzione e per lo spazio che amabilmente mi riserva.

di Massimo Piattelli Palmarini

lunedì 12 aprile 2010

III Atto

Lentamente,lentamente.
I miei passi appaiono svagati.
Il scorrere del tempo
ed il logorio che lo pervade
mi assalgono.
Questo nuovo sentimento
non mi tiene alta la vita,
favorisce il nulla
che nulla non e'.
Percorro le nuove vie
e questo sentimento mi offusca.
Offusca lo splendore.
Il treno della distruzione
va rapido sui binari
dell'informazione.